Disinfezione strumenti odontoiatrici e Covid-19: la sicurezza negli studi odontoiatrici
Due anni fa, uno dopo l’altro, diversi Paesi del mondo applicavano delle eccezionali misure di confinamento per arginare la pandemia di Covid-19. Si sono conosciute così restrizioni come quarantene, coprifuochi, limitazioni negli spostamenti e, in diverse situazioni, chiusure delle attività ritenute non essenziali durante l’emergenza. Le specifiche misure adottate per limitare la diffusione del virus SARS-CoV-2 sono mutate di Stato in Stato, partendo in ogni caso dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la quale come è noto ha dichiarato lo stato di pandemia l’11 marzo 2020. Non stupisce che, in molti casi, tra le attività a venire limitate ci siano state anche quelle degli gli studi odontoiatrici. Parlando di un agente patogeno con trasmissione interumana per mezzo di droplets e di contatto diretto tra materiale infetto e mucose orali, nasali e oculari, il campo dell’odontoiatria è stato definito spesso come “a elevato rischio di trasmissione”. I fattori da tenere in considerazione da questo punto di vista sono tanti: si pensi alle distanze ridotte tra il cavo orale del paziente e il personale odontoiatrico, alla permanenza del virus Covid-19 negli aerosol in sospensione, nonché al fatto che diversi accessori usati negli studi, dagli ablatori alle siringhe, provocano essi stessi aerosol.
Le misure messe in campo dagli odontoiatri durante la pandemia: dalla disinfezione in poi
In diversi Paesi la prima misura messa in campo per contrastare la diffusione del virus negli studi odontoiatrici è stata quella di ridurre al minimo gli interventi, rimandando nel tempo tutti gli appuntamenti non urgenti. Una volta diminuiti il numero di pazienti presenti nei laboratori – cancellando gli appuntamenti e pianificandoli in modo da ridurre le co-presenze in sala d’attesa – si è incrementato l’impegno per rendere sicuro l’ambiente di lavoro, per i pazienti come per il personale odontoiatrico. Dalle classiche mascherine si è passati quindi all’uso di mascherine FFP2 e FFP3, adottando protocolli ancora più rigidi per quanto riguarda l’igienizzazione, la disinfezione e la sanificazione degli ambienti e degli strumenti utilizzati. Da una parte, per esempio, è stato incrementato il ricorso a strumenti monouso; dall’altra è aumentato l’impegno sul fronte di disinfezione e sterilizzazione, utilizzando prodotti per la disinfezione di strumenti odontoiatrici caratterizzati da alti standard di qualità, nonché conformi alle più recenti norme internazionali (è il caso per esempio dei disinfettanti e sterilizzanti per strumenti dentali della gamma Zeta Hygiene di Zhermack).
I risultati delle indagini dimostrano l’efficacia dei protocolli anti-Covid negli studi odontoiatrici
All’inizio dell’emergenza sanitaria, come si è visto, gli studi odontoiatrici sono stati inseriti tra i luoghi maggiormente a rischio per la diffusione del virus. L’adozione di nuovi protocolli di igiene e disinfezione, che si è innestata su un corpus di protocolli già di per sé rigido (migliorato peraltro già negli anni precedenti per proteggere i pazienti dalla diffusione di altri virus, a partire per esempio dall’HIV), ha permesso di rendere gli studi odontoiatrici particolarmente sicuri. Un report presentato dal Consiglio generale dei dentisti spagnoli ha per esempio affermato che, a 8 mesi dallo scoppio della pandemia, il rischio di contagio per il personale sanitario risultava inferiore rispetto a quello di qualsiasi altro settore sanitario. Non è tutto: un rapporto Inail pubblicato nell’ottobre 2020 dichiarava che, in Italia, a fine settembre 2020 non risultava alcun infortunio da Covid-19 per i dipendenti di studi odontoiatrici, laddove l’American Dental Association parlava di un tasso di contagio inferiore all’1% nel settore della salute dentale.
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