Ebola, possibili ricadute?

Le condizioni critiche di una malata guarita stanno portando a nuove conclusioni.

di Valentina Cervelli 16 Ottobre 2015 10:44

L’ebola può avere ricadute? E’ quello ci si chiede da quando si è saputo che Pauline Cafferkey, un’infermiera scozzese contagiata dal virus lo scorso dicembre, è stata ricoverata in condizioni critiche al Royal Free Hospital di Londra, per una ricaduta.

Sembrava completamente guarita a gennaio: la scorsa settimana con i sintomi dell’infezione si è recata in ospedale ma è stata rimandata a casa e solo 3 giorni dopo è stata finalmente ospedalizzata in isolamento, dopo essere venuta a contatto con più di 50 persone. Non è il primo caso quello della donna. Di solito si tende a parlare di sindrome post-ebola: sintomi più o meno gravi che le persone continuano a sperimentare su se stesse. Il sangue della donna in questo caso è risultato di nuovo positivo al virus dell’ebola.

Nella sintomatologia delle “ricadute” è possibile ascrivere forti mal di testa, infiammazioni agli occhi, dolore alle articolazioni e stanchezza cronica. Gli scienziati stanno tentando di capire se si tratti della persistenza del virus nell’ organismo o se si tratta di un sistema immunitario. L’unica certezza in mano agli studiosi è che per almeno 9 mesi dal contagio il liquido seminale continua ad avere il virus al suo interno e che il contagio può avvenire.

Teoricamente quindi, almeno per il momento, non si può parlare di vere e proprie ricadute. Certo è che vi sia il bisogno di fare maggiore chiarezza e su questa sindrome che sembra colpire almeno la metà delle vittime post guarigione, onde evitare sia nuovi contagi nei confronti di persone sane, sia la morte delle persone per complicazioni che non sapevano di avere.

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