Coronavirus, in arrivo il primo test italiano rapido per la patente di immunità
In assenza di vaccino, il Coronavirus rischia di poter perdurare nel tempo in tutto il mondo, ma conoscendo chi è immune o chi è infetto, si possono adottare delle misure precauzionali che in qualche senso consentirebbero una ripartenza del Paese.
Proprio per arrivare a questa fase due, considerata da Conte come la convivenza con il Coronavirus, riaprendo quindi con tutte le precauzioni del caso le varie attività in Italia, è stato ideato un test rapido per la patente di immunità. Al momento bisogna attendere ancora la certificazione CE per dare il via libera a questo esame del sangue assolutamente Made in Italy realizzato per scoprire chi ha sviluppato gli anticorpi al Covid-19.
Lo studio effettuati al Policlinico San Matteo di Pavia
Lo studio è avvenuto al Policlinico San Matteo di Pavia in collaborazione con la multinazionale diagnostica DiaSorin e si parla di circa due settimane per ottenere la certificazione CE per poi iniziare la prima fase iniziale di questo test rapido del sangue che avrà un costo inferiore ai 5 euro. La cosa positiva è che si riusciranno ad ottenere i risultati in poco più di un’ora ed in Italia si pensa alla possibilità di sottoporre circa 500mila campioni al giorno a questo tipo di test che conferirà la patente di immunità al Coronavirus. Fino ad ora, i vari test di questo tipo realizzati in Cina, non erano ancora considerati sicuri ed efficaci, mentre questo tutto italiano sembra essere davvero infallibile.
Come funziona il nuovo test rapido per scoprire l’immunità al Coronavirus
Vediamo più nel dettaglio come funzionerà questo test rapido del sangue. Questo test serve a scoprire chi, dopo essere guarito dalla malattia da Coronavirus, può considerarsi finalmente immune, con il rischio insomma di non ammalarsi più. Il test verrà effettuato dopo che il soggetto guarito si ritroverà con due tamponi negativi e consegnerà una sorta di patente di immunità all’ex malato.
Il tutto funziona come un semplice esame del sangue, attraverso quindi un prelievo ematico. Più nello specifico i pochi microlitri di sangue vengono inseriti in un macchinario apposito in grado di metterli a contatto con la proteina sintetica costruita nei laboratori DiaSorin utilizzando un pezzo di Sars-Cov-2 (nome del virus). Il kit automatizzato verifica il legame fra la proteina e l’anticorpo neutralizzante (quello che impedisce alla particella virale di replicarsi nella cellula umana) e lo evidenzia attraverso un segnale luminoso. Insomma pochi passaggi che riusciranno a percepire chi ha avuto modo di esser stato in contatto con il Coronavirus, anche per i soggetti asintomatici.
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